Carissime sorelle, con grande gioia apro i lavori di questa importante Assemblea intercapitolare, che si situa nel momento centrale del nostro sessennio di governo e al cuore del cammino di ridisegnazione, avviato proprio in questa casa nel gennaio di due anni fa.
In questa sala, dedicata al beato Alberione, trascorreremo molto tempo. Sarà tempo di ascolto, di studio, di riflessione, di confronto, di verifica, di rilancio, ma anche di preghiera e di “contemplazione” delle strade nuove che lo Spirito intende aprire, con noi, alla Parola. Un tempo prezioso, “benedetto”, di cui essere profondamente grate al Signore.
Il 15 maggio 1961, introducendo il corso straordinario di Esercizi spirituali, il nostro Fondatore così esortava le Figlie di San Paolo:
… subito ringraziare Gesù che vi aspettava e che vi ha accolte ora qui. Si è degnato di ammetterci alla sua divina presenza; metterci [perciò] ai suoi piedi, [dicendo]: «Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,9). Ringraziare Maria Regina la quale in questi giorni più che mai, diciamo così, intercederà per noi. Ugualmente ringraziare san Paolo, il nostro maestro e padre: quante cose egli già ha conosciuto che voi avete fatto bene, e quante cose ancora si possono migliorare. Ringraziare il Signore (FSP-SdC, p. 1).
E Maestra Tecla, che oggi ricordiamo con particolare affetto filiale, concludendo la circolare con cui informa sulla nuova configurazione giuridica della congregazione divisa in province e delegazioni regionali, scrive:
Ringraziamo il Signore di questo nuovo passo che sta per fare la nostra congregazione. Sono sicura che tutte vi disporrete ad approfittare di esso, in umile docilità e generosità per il bene individuale e di tutta la congregazione (VPC 230).
Profondamente consapevole di vivere, assieme a voi e a tutte le sorelle del mondo, un momento di “stupefacente” grazia, accogliendovi a una a una con cuore riconoscente vi rinnovo il mio saluto e vi ringrazio fin d’ora per la vostra presenza, per la disponibilità allo Spirito, per ogni apporto di vita e di bene. Lo faccio prendendo a prestito le parole del nostro padre san Paolo:
Grazia e pace a voi, sorelle, amate da Dio, chiamate a essere sante insieme… Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete state arricchite di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza… Prego che la vostra carità si arricchisca sempre di più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio… (cfr. 1Cor 1,1-4; Fil 1,9).
Il mio ringraziamento va anche alle sorelle della Commissione incaricata – sr. Margaret Edward Moran, sr. Emma Min e le consigliere generali sr. Anna Maria Parenzan e sr. Luz Helena Arroyave – che hanno lavorato intensamente per preparare questo incontro.
E “grazie” dal profondo del cuore a sr. Battistina Capalbo, la nostra impareggiabile facilitatrice, per il prezioso aiuto nella fase di preparazione e nella conduzione dei lavori.
L’Intercapitolo è, dopo il Capitolo generale, l’incontro più importante del sessennio. Nella lettera d’indizione del 6 gennaio 2010, ricordavo che lo scopo dell’Assemblea intercapitolare, convocata dopo circa tre anni dalla celebrazione del Capitolo generale, è quello descritto nelle Costituzioni (art. 176):
- verificare se gli orientamenti emersi nel documento del Capitolo generale sono stati assunti e attuati a livello di congregazione e di circoscrizione;
- trattare argomenti particolarmente importanti e urgenti;
- mettere a fuoco quanto rimane da attuare e il modo per dare continuità, respiro e novità al progetto capitolare, individuando eventuali priorità di cammino.
Dopo la relazione sulla realtà della congregazione, dedicheremo i primi giorni dell’Intercapitolo alla valutazione dei progetti locali e continentali elaborati in occasione degli Incontri continentali per la ridisegnazione delle presenze. È stato proprio per lasciare un po’ di tempo per le concretizzazioni degli orientamenti assunti, che l’Assemblea intercapitolare è slittata di qualche mese: da agosto 2010 a febbraio 2011. Ora siamo pronte a considerare il cammino realizzato e a intravedere quello futuro, mentre ci avviamo a grandi passi verso il 10° Capitolo generale (agosto 2013).
Sono membri dell’Assemblea intercapitolare, per diritto, le sorelle del governo generale e le superiore delle diverse circoscrizioni. Per l’Italia, come sempre, c’è anche una consigliera provinciale. E partecipano, per invito, le superiore di alcune case dipendenti: Casa generalizia, Albano, Angola, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Singapore. Infine, arricchiscono l’Assemblea le due traduttrici, Gemma Shim e Margaret Moran.
Il tema dell’Intercapitolo: Abitate dalla Parola, tracciamo sentieri di speranza, ci collega sapientemente a quello del 9° Capitolo generale: Scelte e amate in Cristo Gesù, comunichiamo la Parola a tutti.
Come ha ben espresso il Documento capitolare, chiamate a «manifestare nell’attuale cultura della comunicazione l’amore gratuito che è stato riversato nei nostri cuori e ravvivare ogni giorno la sequela di Cristo per diventare profezia del Regno» (DC 2007, 12), saremo efficaci nell’annuncio «nella misura in cui la Parola si incarna nella nostra vita» (ivi). La vita è dunque «“terreno buono” in cui il divino Seminatore» (VD 49) sparge il seme della Parola; è il luogo in cui la Parola prende dimora, si incarna, “diventa carne”.
L’uso del participio passato, «abitate», indica con chiarezza che l’azione principale non è della persona ma della stessa Parola che è Cristo. Nella forza dello Spirito Santo siamo però noi a fare spazio alla Parola, ad accoglierla «con cuore attento, docile, orante» (Cost. 8). Solo così, come ci ricorda l’esortazione apostolica postsinodale, entriamo «nel mistero della fede mediante la quale Cristo viene a dimorare nella nostra vita» (VD 28). Si tratta di “concepire”, come Maria, il Verbo di Dio dentro di noi, «lasciandoci evangelizzare dalla sovraeminente scienza di Cristo» (Cost. 8).
Ciò vuol dire che può essere annunciatore della Parola solo chi dedica tutte le sue energie ad ascoltare la Parola. Parliamo di un ascolto attivo, “obbediente”, trasformante (cfr. At 9,1-30); un ascolto che ci fa riconoscere, nella Parola, quella Presenza vivente che è a fondamento di ogni realtà, ci fa vedere e toccare il Verbo della vita, ci coinvolge esistenzialmente. Perché si comunica solo ciò di cui si vive. Sant’Agostino ripeteva: «È vano predicatore della Parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta di dentro» (Sermone 179; PL 38,966). E don Alberione sembra fargli eco quando afferma: «… Riempite il vostro cuore. Come il vaso quando è pieno d’acqua, si riversa, così il cuore quando è pieno di Dio, riversa questa pienezza sugli altri. E noi la riversiamo con i mezzi che il Signore ci ha dato: ossia la stampa, il cinema, la radio, la televisione, il disco» (RA marzo-aprile 1966).
Nella potenza dello Spirito, la nostra vita diventa Parola che si fa carne: nel mondo, nella storia, in mezzo agli uomini e alle donne dei nostri giorni; una Parola che gli altri possono immediatamente riconoscere, leggere. Noi diventiamo la «lettera di Cristo, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente» (2Cor 3,3).
Abitate dalla Parola, non possiamo che essere donne di speranza, o meglio, donne “in stato di speranza”. In tedesco, per dire che una donna è incinta si dice che è in der Hoffnung: è “in speranza”.
Se Cristo, «nostra speranza» (1Tm 1,1), vive in noi, noi come “tabernacoli viventi” portiamo questa Speranza sulle strade del mondo, sempre pronte a rispondere a chiunque ce ne chieda ragione (cfr. 1Pt 3,15). E siamo capaci, qui e ora, di spalancare orizzonti di senso e di additare sentieri percorribili di speranza e di progettualità.
Carissime sorelle, abbiamo aperto l’Intercapitolo con la solenne intronizzazione della Parola. Lasciamo che essa risuoni abbondante nei giorni della nostra Assemblea, che ci sostenga, che stimoli le energie positive, che ci sproni ancora una volta ad alzarci ed entrare nella città, dove ci sarà detto ciò che dobbiamo fare (cfr. At 9,6).
È interessante notare come l’immagine di chi si alza, si mette in piedi, sia connaturale alla speranza. Dicevano i latini che è la speranza a tenere l’uomo in posizione eretta e in cammino, a renderlo, cioè, capace di futuro («Homo viator, spe erectus»).
Procediamo insieme, forti della preghiera delle sorelle di tutto il mondo, perché lo Spirito ci doni di vivere questo incontro come kairos, tempo di grazia per tutta la congregazione.
Ci ottenga questo la potente intercessione del Primo Maestro e di Maestra Tecla, la cui vita è stata abitata dalla forza e dalla santità della Parola, e per questo sono stati profeti di speranza, sempre proiettati dallo Spirito nella direzione del futuro di Dio.
Buon Intercapitolo a tutte.
M. Antonieta Bruscato
superiora generale
Roma, 5 febbraio 2011